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La pittura è lo specchio che deforma e sposta le "figure" dalla loro sede propria, cambiandone le proporzioni e la sincronia della percezione, diventando superficie che riflette cose del passato, dell'avvenire, diventando sistema di metafora e di allegoria.
Nell'arte è il pensiero che corregge e obbliga a purgarsi di ogni finalità estranea per divenire un elemento in più dell'ascesi di cui nasce l'opera d'arte.
Il mio è un lavoro che raccoglie "frammenti di senso" che non danno vita a opere chiuse ma lasciano ben visibili delle traiettorie, delle orditure iconiche e di pensiero che proiettano verso altri orizzonti.
E' un percorso individuale che, al di fuori di linee e tendenze, definisco un'occasione per sensibilizzare la collettività.
Il momento della creazione non può essere programmabile ma aleatorio e fulminante, in una continua tensione tra le facoltà subconscie della nostra esistenza fluttuante tra realtà ed illusione. Le mie creature sono "ex tempore".
Non sono io che compongo l'opera ma è essa stessa che, autogenerandosi e concretizzandosi sulla tela, crea una risposta al mio essere in quel determinato istante.
Così, molteplici sono le mie opere quanto il continuo evolversi dei miei pensieri e della mia anima.
"....Pensieri bizzarri, bizzarre creature le mie opere".
Le mie creature vivono per donare amore, per togliere la melanconia dal cuore dell'osservatore e per provocare in esso la sensazione che qualcosa di nuovo esiste.
Tutta questa energia, di tutta questa pulsione emotiva, e grafica derivano da qualcosa che è ancora più forte e radicata in me: la mia infanzia, fonte poetica ed input conscio di tutte le mie opere.

Il postmodernismo ha suggerito di parlare di arte all'interno della cultura visiva, di renderla politica, ideologica e virtuale. Io credo, invece, che sia necessario tornare ad un'arte intimista per riscoprire dove stiamo andando in questo mondo materialista ed in rapida evoluzione. Il mio stile infantile mescola sogno e realtà in composizioni piene di colore. Ritagli di giornale e oggetti vari che non hanno nessun collegamento tra loro, in un contenitore (la tela) metafora del mondo abitato da strani oggetti che, tolti dalla loro vita indipendente, diventano preziosa raccolta di curiosità, la cui esplorazione appare irresistibile e suscitante un senso di dolce nostalgia. Non intendo proporre immagini che siano mera riproduzione della realtà: la mia è una figurazione allusiva, spesso deformata e stravolta...



Vincenzo Bonaventura
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